IL PENSATORE MODERNO


Il pensatore moderno è una opera che vuole mostrare a chi la osserva un semplice fatto che davanti agli occhi di tutti: Viviamo in una società governata dal caos, inteso come motore delle nostre scelte e delle nostre azioni e quindi anche fondamento del nostro modo di pensare. Infinite, lontanissime e allo stesso tempo vicinissime possibilità di essere e dunque di esistere. Viviamo immersi in un turbinio di continue informazioni che provengono da internet, dai media, dai social; esempi e dunque possibilità. In questo mondo è essenziale comprendere ciò che ci circonda e imparare a cogliere le opportunità, le reali possibilità di scegliere, frenate solo dai nostri condizionamenti sociali. Possibilità che ci incatenano ad un mondo complesso, liberi ma vincolati. L’evoluzione dell'individuo diventa figlia del proprio agire. Ecco dunque la necessità di rappresentare il pensatore moderno, un uomo, che, rispetto al passato, non è più chiuso in se stesso, ma aperto verso le influenze della sfera naturale e sociale, rappresentate dai due Icosidodecaedri troncati, interconnessi in ben 30 punti, che a guscio chiudono l’essere protagonista nel suo groviglio di caos. L’uomo è cosi pronto ad aggrapparsi ai pensieri, i fili rossi, con tutte le sue forze, pronto ad intuire e sperimentare un nuovo stimolo che è li, stretto nelle proprie mani. Sotto una superficie lucente, perfetta e dura si nasconde il sentimento che caratterizza l’essere umano, la necessità di inserirsi nelle connessioni del mondo e di trovare il proprio posto, per un breve istante di tempo, nel ciclo della vita. I due Icosidodecaedri troncati, rispettivamente il più esterno, il mondo naturale, e il più interno, il mondo sociale, sono composti da tubi di alluminio e giunzioni di Nylon e sono poligoni con tutti i lati uguali, perfetti, leggeri e mutevoli sotto il loro aspetto esteriore. I fili, i pensieri, anch’essi di alluminio anodizzato, mantengono la stessa forma dei mondi esterni ma li attraversano, frenetici e brillanti. L’uomo, al centro del tutto, è abbozzato, semplice e grezzo, a dimostrare la sua centralità e al contempo la sua fragilità in questo racconto.

ENTROPIA, MARZO 23

Entropia, Marzo 23 è una espressione artistica che fa parte di una serie di opere incentrate sullo studio dell’ordine e del caos e sul loro equilibrio, sull’intrecciarsi della nostra società con le leggi naturali e sul parallelismo tra uomo e natura, tra intelletto e cosmo. Il caos è la radice del mondo, la prova tangibile dell’energia che pervade tutto ciò che esiste. Al contrario il “caos artificiale”, la frenesia, le mille informazioni e possibilità con cui veniamo a contatto nei nostri tempi, ci allontanano da quello che è il nostro essere natura. Così l’individuo comune perde quasi la sua caratteristica di essere  cosciente e diventa particella della società fittizia e caotica di oggi. Dunque due fenomeni simili ma con due risvolti completamente diversi, da una parte la natura caotica ma regolata da leggi e equilibri, e dall’altra la società caotica, che diverge dall’essere uomo in quanto cosciente e si trasforma in turbinio di insensatezza e materialità. Gli equilibri diventano fragili e il futuro incerto. In questa cornice l’opera Entropia, Marzo 23 vuole rappresentare l’equilibrio indifferente, caotico e armonioso tra le parti. La griglia ordinata, lucida e trasparente rappresenta l’idealizzazione dell’ordine, della società del mondo inteso come insieme di regole e flussi deterministici, i perni in inox rappresentano la distanza tra l’idealizzazione e la realtà che, infine, è rappresentata dai quadratini, all’apparenza tutti uguali, ma diversi per piccole imperfezioni del materiale e soprattutto per la loro posizione reciproca: Sebbene possa esistere un momento in cui i quadratini sono allineati lungo la griglia tutti nella medesima posizione, questo momento durerà pochissimo perché basterà un qualsiasi evento esterno anche minimo per spostarli e farli ruotare e dunque cadere una nuova posizione di equilibrio indeterminato che però non corrisponde con l’equilibrio estetico e dunque razionale, deciso dall’uomo. L’ordine è dunque visto come una forzatura dell’intelletto, una necessità per sentirsi sicuri nei confronti di un caos che, in maniera equilibrata e meravigliosa, caratterizza il mondo naturale ma che se lo definiamo a nostra misura nella società in cui viviamo rappresenta l’ignoto terribilmente opaco, ruvido e confuso.