IL CONFINE

Il confine è una opera che vuole dare, dal punto di vista dell’individuo, una interpretazione visiva e concettuale alla domanda: “Che cosa rappresenta il confine per l’essere umano, cosa rappresenta il confine per me?”.

Così il limite prende forma tra trasparenze, luce e connessioni.

L’individuo, il suo pensiero, il suo essere presente e vivo è rappresentato dalla luce, posta in alto, all’interno di un primo strato, un guscio, la carne, un involucro di fibre, i tubi in rame. Da questo si diramano tantissime terminazioni trasparenti, in plexiglas, che veicolano la luce dal cuore dell’opera fino ad un secondo stadio, il vero e proprio confine, composto da 127 elementi in nylon e metallo che si intrecciano in una struttura ordinata, ma allo stesso tempo caotica, fatta di tante connessioni e di altrettanti spazi vuoti. Ognuno degli elementi che costituiscono il confine racchiude al suo centro la parte finale di ogni terminazione che veicola la luce prodotta dall’io, verso il mondo esterno, incastonandola in un disegno preciso.

Ecco dunque che il confine tra il mondo interiore e quello esteriore viene qui rappresentato come una membrana,  un limite fisico, ma allo stesso tempo un limite permeabile, fatto di contatto e di vuoti, proprio a sottolineare la connessione naturale e continua tra il dento e il fuori di ognuno di noi.

Un limite immaginario, un limite fisico, che si lascia attraversare da informazioni, sentimenti, sensazioni: una cascata che esplode in molteplici punti di vista, separati da spazi attraverso cui è possibile visualizzare la struttura di tutta questa rappresentazione.

Il nostro essere interiore unico, viene quindi, attraverso varie situazioni, mostrato verso il mondo esteriore e la percezione che possiamo cogliere dall’esterno è una piccola e parziale rappresentazione di ciò che è nella sua totalità. La molteplicità delle situazioni ci da una visione certamente più ampia di ciò che c’è dentro ma la totalità risulterà comunque impossibile da vedere.

Tutta questa complessità però rappresenta la meraviglia dell’essere umano, composto da individualità, relazioni, ragione e sentimento.

IL PENSATORE MODERNO


Il pensatore moderno è una opera che vuole mostrare a chi la osserva un semplice fatto che è davanti agli occhi di tutti: Viviamo in una società governata dal caos, inteso come motore delle nostre scelte e delle nostre azioni e quindi anche fondamento del nostro modo di pensare.

Infinite, lontanissime e allo stesso tempo vicinissime possibilità di essere e dunque di esistere. Viviamo immersi in un turbinio di continue informazioni che provengono da internet, dai media, dai social; esempi e dunque possibilità. In questo mondo è essenziale comprendere ciò che ci circonda e imparare a cogliere le opportunità, le reali possibilità di scegliere, frenate solo dai nostri condizionamenti sociali. Possibilità che ci incatenano ad un mondo complesso, liberi ma vincolati.

L’evoluzione dell'individuo diventa figlia del proprio agire. Ecco dunque la necessità di rappresentare il pensatore moderno, un uomo, che, rispetto al passato, non è più chiuso in se stesso, ma aperto verso le influenze della sfera naturale e sociale, rappresentate dai due Icosidodecaedri troncati, interconnessi in ben 30 punti, che a guscio chiudono l’essere protagonista nel suo groviglio di caos. L’uomo è cosi pronto ad aggrapparsi ai pensieri, i fili rossi, con tutte le sue forze, pronto ad intuire e sperimentare un nuovo stimolo che è li, stretto nelle proprie mani. Sotto una superficie lucente, perfetta e dura si nasconde il sentimento che caratterizza l’essere umano, la necessità di inserirsi nelle connessioni del mondo e di trovare il proprio posto, per un breve istante di tempo, nel ciclo della vita.

I due Icosidodecaedri troncati, rispettivamente il più esterno, il mondo naturale, e il più interno, il mondo sociale, sono composti da tubi di alluminio e giunzioni di Nylon e sono poligoni con tutti i lati uguali, perfetti, leggeri e mutevoli sotto il loro aspetto esteriore. I fili, i pensieri, anch’essi di alluminio anodizzato, mantengono la stessa forma dei mondi esterni ma li attraversano, frenetici e brillanti.

L’uomo, al centro del tutto, è abbozzato, semplice e grezzo, a dimostrare la sua centralità e al contempo la sua fragilità in questo racconto.

ENTROPIA, MARZO 23

Entropia, Marzo 23 è una espressione artistica che fa parte di una serie di opere incentrate sullo studio dell’ordine e del caos e sul loro equilibrio, sull’intrecciarsi della nostra società con le leggi naturali e sul parallelismo tra uomo e natura, tra intelletto e cosmo.

Il caos è la radice del mondo, la prova tangibile dell’energia che pervade tutto ciò che esiste. Al contrario il “caos artificiale”, la frenesia, le mille informazioni e possibilità con cui veniamo a contatto nei nostri tempi, ci allontanano da quello che è il nostro essere natura. Così l’individuo comune perde quasi la sua caratteristica di essere  cosciente e diventa particella della società fittizia e caotica di oggi.

Dunque due fenomeni simili ma con due risvolti completamente diversi, da una parte la natura caotica ma regolata da leggi e equilibri, e dall’altra la società caotica, che diverge dall’essere uomo in quanto cosciente e si trasforma in turbinio di insensatezza e materialità. Gli equilibri diventano fragili e il futuro incerto.

In questa cornice l’opera Entropia, Marzo 23 vuole rappresentare l’equilibrio indifferente, caotico e armonioso tra le parti. La griglia ordinata, lucida e trasparente rappresenta l’idealizzazione dell’ordine, della società del mondo inteso come insieme di regole e flussi deterministici, i perni in inox rappresentano la distanza tra l’idealizzazione e la realtà che, infine, è rappresentata dai quadratini, all’apparenza tutti uguali, ma diversi per piccole imperfezioni del materiale e soprattutto per la loro posizione reciproca: Sebbene possa esistere un momento in cui i quadratini sono allineati lungo la griglia tutti nella medesima posizione, questo momento durerà pochissimo perché basterà un qualsiasi evento esterno anche minimo per spostarli e farli ruotare e dunque cadere una nuova posizione di equilibrio indeterminato che però non corrisponde con l’equilibrio estetico e dunque razionale, deciso dall’uomo.

L’ordine è dunque visto come una forzatura dell’intelletto, una necessità per sentirsi sicuri nei confronti di un caos che, in maniera equilibrata e meravigliosa, caratterizza il mondo naturale ma che se lo definiamo a nostra misura nella società in cui viviamo rappresenta l’ignoto terribilmente opaco, ruvido e confuso.

EQUILIBRIO

Equilibrio, narra silenziosamente di una storia di parallelismi, angoli e direzioni che vogliono essere testimonianze del presente.

La coppia di lampade è parallela ma sfalsata, gli specchi riflettono l’osservatore all’interno della opera e l’umanità e il disordine sono rappresentati dall’elemento in ottone e legno, una scaletta, che restituisce lo stesso angolo presente nella composizione, ma in maniera più caotica.

Tutti gli elementi quindi costituiscono un equilibrio tra le parti, che strizza l’occhio ad una composizione in chiave contemporanea di un ordine ancestrale, fatto di elementi ruvidi e elementi luccicanti, di ombre e luci.

Così l’esistenza si esprime nel tempo, nell’inesorabile passare di secondi, minuti, ore, giorni, mesi e anni, con materie forme e colori che rappresentano equilibrio.

CURVATURA SPAZIO-TEMPO

Questa opera vuole rappresentare un parallelismo tra l’uomo e le leggi della natura.

La presenza di una massa posta nello spazio curva la luce, questo perché la massa “curva” lo spazio-tempo, un concetto a 4 dimensioni.

Questa espressione vuole rappresentare questo concetto in tre dimensioni, rendendo lo spazio della tela bidimensionale e rappresentando la quantità di massa con la terza dimensione della sfera e il tempo con la terza dimensione della tela.

In questo modo un concetto fisico viene rappresentato e il parallelismo in questa opera va con il pensiero umano, che similmente alla luce viene curvato dagli avvenimenti dalle persone e da tutto quello che può capitare ad un essere umano nel corso della sua vita.

Il pensiero dunque non è rettilineo, ma è influenzato da tutto il cosmo che lo circonda.